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Studio ghibli: Il castello errante di Howl

Inauguro questa sezione su Hayao Myazaki con un vecchio articolo pubblicato sul sito Centraldocinema. Il castello errante di Howl è stato il secondo film dell’autore nipponico da me visto dopo La città incantata (2001), Come altre pellicole strutturate secondo i dettami del genere “romanzo di formazione” ( dello studio Ghibli ricordiamo I sospiri del mio cuore oppure, dello stesso Miyazaki, Kiki: consegne a domicilio e molti altri), Il castello… è pensato per far appassionare un pubblico al confine tra infanzia e preadolescenza (dagli 8-9 anni in su), ma può essere ugualmente apprezzato da bambini più piccoli contenendo, come di consueto, svariati elementi magici ed immaginifici. Continua a leggere

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Il Giappone di Hayao Myazaki – Studio Ghibli

In molti concordano nell’affermare che, in un discorso generale sul cinema d’animazione, le serie e le pellicole giapponesi meriterebbero una sezione a parte. Negli anni ’80 le prime reti private cominciarono ad importare serie a puntate provenienti dal paese del Sol Levante, e fu subito chiaro ad occhi non più infantili un clamoroso scarto tra ciò che il “prodotto” avrebbe dovuto rappresentare e ciò che realmente era. Già superata la prima infanzia, forse intorno ai 6 anni, mi capitava di avvertire un certo disagio di fronte a quella narrazione così insolita, stilizzata e violenta, destabilizzante e allusiva. Solo molti anni più tardi ho scoperto da appassionati di manga ed anime la vera natura dei cartoni animati giapponesi e il loro ruolo all’interno della cultura di massa: destinati ad un  pubblico in prevalenza formato da adolescenti oppure adulti (sebbene le storie con protagonisti adulti fossero meno frequenti: si ricorda, in particolare, Maison Ikkoku di Rumiko Takahashi).

Hayao Miyazaki (Tokio, 1941) è forse il cineasta d’animazione giapponese più celebre in Europa e nel mondo; dopo aver lavorato a numerose serie animate ed ultimato lavori su commissione di carattere commerciale, nei primi anni ’80 riunisce attorno a sé una schiera limitata di autori e animatori per dar vita al suo progetto, ovvero la nascita di una casa di produzione indipendente, volta alla realizzazione di pellicole nelle quali è possibile rintracciare una linea d’azione e di ispirazione poetica comune. Lo Studio Ghibli (da Ghibli vento caldo o scirocco, oppure riferimento all’aereo italiano della Regia Aeronautica utilizzato per entrare in nord Africa) apre i battenti nel 1985 ma è già del 1984 la realizzazione del primo lungometraggio Nausica nella Valle del vento, storia post apocalittica dal chiaro orientamento ambientalista e pacifista. Il film è cupo, ricco di immagini suggestive, scontri e creature mostruose (gli insetti giganti che dominano la terra, estendendo ogni giorno di più la giungla tossica, ambiente in cui gli esseri umani non possono sopravvivere), dalla durata inconsueta di 2 ore. Il finale regala però apertura e speranza, coronando le gesta di una coraggiosa principessa che lotta contro le aberrazioni di quegli uomini che tentano, senza successo, di distruggere la giungla tossica in modi plateali e violenti.

Nonostante la quasi totale assenza di donne tra i registi di punta nello studio quasi tutti i film usciti successivamente mostrano personaggi femminili interessanti e sfaccettati, spesso forti e risoluti o comunque in procinto di scoprire il mondo ed esprimersi. Sono le bambine e le donne a venire a patti con un mondo simbolico inferocito nel loro coming of age, come accade alla protagonista de La città incantata, il film che nel 2001 ha resto estremamente popolare il Miyazaki regista e produttore in Italia e in Europa. Sono bambine, anche in età tenerissima, a comunicare con gli spiriti della natura superando la diffidenza e la paura, come accade ne Il mio vicino Totoro, nel 1988, distribuito nelle nostre sale con 20 anni di ritardo.

Nel mondo occidentale la distribuzione dei film dello studio è affidata alla Disney, ma la politica sui tagli si afferma immediatamente come molto rigida: dopo un insoddisfacente adattamento di Nausicaa da parte degli statunitensi Miyazaki vieta qualsiasi taglio o snaturamento dei film. Tali “migliorie”, del resto, erano volte unicamente a conferire un appeal commerciale e ad assicurare la vendibilità dei lungometraggi animati, non tanto a riparare i giovani spettatori da  eventuali contenuti conturbanti. Pur illustrando temi importanti come la crescita, la vecchiaia, la morte, l’interazione tra generazioni, avvalendosi di una grafica non sempre rassicurante (uno dei punti chiave della riconoscibilità degli autori Ghibli è la pressoché totale rinuncia al digitale) le opere Ghibli sembrano essere ugualmente contrassegnate  da un’estrema delicatezza nel trattare i temi affrontati, limitando o azzerando le immagini insinuanti e le allusioni di tipo sessuale che potrebbero essere non pienamente colte o analizzate dal pubblico infantile, garantendo una generale fruibilità estendibile anche alla prima infanzia. L’ostacolo vero, per i piccolissimi e anche per molti bambini in età scolare abituati ad un certo tipo di animazione (le serie ad episodi brevissimi, il ricorso continuo a scene d’azione e ad effetti sonori e visivi per destare l’attenzione), potrebbe risiedere piuttosto nella complessità della trama e delle caratterizzazioni, supportata da disegni stratificati ed evocativi in cui è possibile cogliere molti dettagli.

Molti dei film prodotti dallo studio giapponese, dunque, possono essere apprezzati da fasce d’età diverse, ma non in modo uniforme. In storie di formazione e di adolescenza come Kiki: consegne a domicilio, per esempio, un pubblico di pochi anni più giovane della protagonista potrà identificarsi nelle sue peripezie, pur estrapolando l’elemento “magico” del racconto, mentre i classici elementi atti a suscitare meraviglia potrebbero rapire gli occhi di spettatori nella prima infanzia, lasciando all’adulto che “accompagna” il piacere di cogliere elementi estetici e contenuti emotivamente profondi.
In questa rubrica recensirò alcuni dei film di Hayao Miyazaki e di altri registi dello Studio Ghibli in ordine cronologico sparso, segnalando la fascia d’età consigliata per ogni pellicola e fornendo alcune brevi informazioni sulla trama e su altri dettagli tecnici (anno, regia, durata, ecc…). Per chi volesse saperne di più segnalo il sito ufficiale Studio Ghibli nella versione italiana.

(immagini: la locandina dello Studio Ghibli ed un fotogramma tratto da Nausicaa della valle del vento)