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Peppa Pig – 2

…(continua). Nel rapporto tra i due fratelli antropomorfi si esprimono i germi della “relazione” e dell’idea narrativa della BBC. La relazione tra pari, tra piccolo e grande, tra maschio e femmina, dunque tra attori recitanti nella commedia (con la tragedia lasciata sapientemente off screen) della vita rivisitata e rimasticata su uno schermo bidimensionale. Peppa non è una maialina-bambina adorabile, piuttosto a contraddistinguerla sembrano essere le fastidiose e iperboliche caratteristiche di una generica cinquenne: la petulanza, l’egoismo, la ferinità nell’espressione dei propri affetti, come rivela l’amicizia fisiologica e mirata con una figura più debole, la pecora Suzy Sheep. Non a caso le pecore, nella “fattoria degli animali” letteraria, erano sottomesse ai maiali con intensità maggiore rispetto ad altre specie, e qui sembra comunque Peppa a spuntarla nei frequenti litigi. Nei confronti del fratellino è altalenante tra una protettività tutto sommato “guidata” dagli adulti e invidia (spesso il piccolo, con la sua incoscienza, riesce a superarla in attività di destrezza banali)mista a desiderio di rivalsa nei confronti di un mondo che la vede “piccola”. Peppa è una femmina, e il suo esserlo è descritto con una certa dose di ambiguità – un aspetto ricorrente nella serie – ma anche complessità. Vuole comportarsi da femmina, dedicarsi a passatempi leziosi e irridere quelli più tradizionalmente maschili (l’iniziale e poi ricacciato rifiuto del museo della visita al museo dello spazio) ma permane in lei una certa dose di aggressività che la riconduce a categorie infantili generiche ed universali.

La visione dei generi è sospesa e atipica anche addentrandoci nel mondo degli adulti: il cartone è stato criticato più volte dai padri per la figura desolante di Papà Pig. Obeso, ingordo, tonto ma soprattutto vanaglorioso e capace di mettere se stesso e gli altri nei guai per eccesso di autostima, l’uomo- maiale possiede però anche delle doti, come la dedizione alla propria famiglia e la fantasia nella cura dei piccoli e l’istinto (animalesco o meno non è dato saperlo) nel risolvere problemi più o meno semplici di vita quotidiana. La controparte femminile, Mamma Pig, è una casalinga apparente: dedita ad un’attività non meglio precisata di telelavoro, risulta essere la controparte saggia ed equilibrata della coppia, intenta a smorzare (il più delle volte senza successo , o almeno non immediato) gli eccessi vanagloriosi di suo marito. Non sono infrequenti però quei casi in cui nella femmina adulta riemerge una spiccata componente infantile – istintiva, che la caratterizza non solo come animale antropomorfo simile a tutti coloro che l’hanno preceduta, ma anche come esponente di una generazione che ha assimilato i tratti di una crescita (in)costante ed incompleta e di una condizione genitoriale atipica rispetto a quanto mostrato in precedenza. Il genitore, apparentemente autonomo, amorevole e “perfetto”, si svela allo sguardo attento di figli in età prescolare scendendo spesso al loro livello per comprenderli meglio o perché, semplicemente, non può farne a meno, ed è costretto a ridisegnare periodicamente i confini della propria autorevolezza (Mamma Pig rimane incastrata tra i rovi, non può resistere alla tentazione di ballare alle note di una hit demenziale della sua infanzia, come Papà Pig non calcola le conseguenze dell’arrampicarsi su di un albero, ecc…).

Il viaggio nel gender prosegue con la contrapposizione tra le sorelle coniglio, identiche nel vestiario, nella voce e nell’aspetto ma completamente diverse nelle scelte di vita. Mentre mamma coniglio abbraccia totalmente la sua condizione di “fattrice”, in parte strettamente connessa alla sua natura di coniglio, dedicandosi alla cura dei piccoli coetanei di Peppa e George e, in seguito, dando alla luce due gemelli, la signorina coniglio lavora. In modo assolutamente irrealistico, il personaggio porta avanti più mestieri insieme tanto da superare i giorni della settimana disponibili e si barcamena tra attività più tradizionali (è cassiera di un supermercato) ed altre decisamente “virili” nell’immaginario, come la guida di pullman ed elicotteri di soccorso. Nella presentazione di questo personaggio emergono i primi germi dell’ambiguità che soffoca al di sotto dei disegni e delle storie ipersemplificate, come se gli autori costringessero i piccoli a fare i conti con una realtà confusa e a porsi le prime domande sulla veridicità di ciò che vedono. Le attività degli adulti risultano ambigue, di difficile comprensione e spesso, per contrappasso, ridicolizzate, come si nota nella puntata in cui i piccoli visitano l’ufficio di Papà Pig (al quale, però, vengono riservate le attività più interessanti e “misteriose” mentre i colleghi si limitano a stampare figure e a mettere timbri) o in quella in cui i documenti dello stesso vengono utilizzati come giocattoli, anche se la punta estrema di una “blasfemia” a tratti divertente sembra essere quella in cui viene incontrata la figura della regina (espressione di un mondo adulto e di un’autorità percepita come lontana), invitata da Peppa a prendere parte al gioco del salto nella pozzanghera (leit motiv della serie).

Frequenti sono anche le allusioni al mondo delle fiabe e dei proverbi popolari, non ancora totalmente padroneggiato dai piccoli con proprietà di analisi e senso critico. La famiglia dei lupi è ossessionata dall’idea di soffiare sulle cose per testarne la solidità e il dialogo del primo incontro tra Papà Pig e il suo vicino lupo presenta degli accenni inquietanti; papà cane, presente solo nelle ultime serie, è un marinaio e in quanto tale in balia delle sue effimere “promesse” di stabilità coniugale e genitoriale. Alcuni animali sembrano essere contrassegnati fortemente dalla propria provenienza geografica e di specie, tanto da far sospettare alcune venature razziste: la furba volpe, padre del piccolo Freddy, è una sorta di Azzeccagarbugli con tanto di furgone e negozio di “cineserie”; i canguri australiani non possono fare a meno di organizzare picnic all’aperto a dispetto delle condizioni climatiche. Non mancano i riferimenti ad un mondo animale “sottomesso”, come quello dei rettili e degli uccelli che non presentano tratti antropomorfi e la parossistica presenza di un mondo vegetale “superumano”, rappresentato dalla star televisiva Mr Patato e dai suoi amici.


Una parentesi particolarmente significativa è rappresentata dalle vacanze italiane di Peppa e della sua famiglia, messe sotto accusa da molti per la visione offensiva della nostra penisola rintracciabile nei seguenti elementi – in realtà abbastanza verosimili e naturali: nel piccolo paese montano, un negoziante non sa parlare inglese (nel doppiaggio questa “inabilità” viene resa con la sordità del personaggio) e molti presentano accenti ridicoli nel farlo. Le strade sono un groviglio ovviamente incomprensibile da Papà Pig, che però sembra fare una figura peggiore di chiunque non prendendo in considerazione l’idea che non tutti in Europa guidino dallo stesso lato della strada dei britannici. La polizia non fa altro che riportare a Peppa l’orsacchiotto perso nei posti più disparati, allusione, sembra, all’inattività e all’incapacità di stabilire priorità di molti dei nostri agenti (non può non venire in mente che lo stereotipo sarebbe stato molto più “centrato” in caso contrario, ovvero se l’orsacchiotto non fosse mai stato ritrovato).
Il pubblico dei piccolissimi non sembra essere disorientato dalle sempre più ridondanti strizzate d’occhio ad un mondo adulto che guarda accanto a loro, comprensibilmente annoiato dalle strategie narrative ed estetiche adottate dagli ideatori. Quel che appare interessante è il progressivo cambiamento dello sguardo, che si allontana oppure si espande per abbracciare prodotti sempre meno concentrati sull’espletamento quasi fisiologico delle funzioni legate alla primissima infanzia: un esempio di ciò è rintracciabile già ne Il piccolo regno di Ben e Holly, in cui i disegni e le musiche monotone di Peppa sembrano lasciare spazio a personaggi e a caratterizzazioni più complesse, una sorta di apripista verso prodotti maggiormente apprezzabili da fasce d’età più vaste.

Scheda:

Titolo: Peppa Pig

Genere: animazione

Paese: Gran Bretagna

Anno di produzione: 2004 – (ultima stagione edita del 2012)

Autori/Regia: Neville Astley, Mark Baker

Età consigliata: 2 – 6 anni